Chi ha deciso di pagare i politici?

"E' colpa di Pericle!" esclama Davide dalla seconda fila, banco centrale. E non ha tutti i torti. Il suo prof. gli ha appena spiegato che Pericle, il più grande politico e stratega della Grecia classica, trasformò quello del politico in un mestiere stipendiato. Prima d'allora le principali cariche del governo ateniese erano un'esclusiva per i cittadini più ricchi, membri scelti tra l'aristocrazia della città. Non che gli altri ceti sociali fossero esclusi, ma era molto difficile per loro rivestire i ruoli più importanti e impegnativi. E questo per un motivo molto semplice: lavoravano. Semplice no? Nessuno, se non i ricchi, poteva permettersi di perdere intere giornate di lavoro per stare dietro alla cosa pubblica!

L'idea a Pericle venne quando si accorse che i membri del tribunale popolare chiamato Eliea - estratti a sorte tra tutti i ceti sociali, anche i più bassi - nel momento in cui erano chiamati a prendere parte ai processi per fare da "giuria popolare", si ritrovavano con una giornata o due di lavoro perso. Erano mercanti i cui traffici si fermavano, artigiani la cui bottega restava chiusa, contadini che rimandavano il raccolto. Per questo Pericle decise di rimborsare ogni loro giornata dedicata al "bene comune" con due oboli, la paga media di un operaio.

E' così che poi, in pochi anni, anche le altre cariche pubbliche furono stipendiate. E quello del politico si avviava a diventare un lavoro. Pericle, aristocratico di nascita ma democratico di idee, si era proposto un obiettivo assai nobile: quello di permettere anche ai cittadini socialmente meno abbienti di aspirare ai ruoli politici più alti. Il suo desiderio era quello di portare la democrazia al suo compimento più vero e assoluto. Eppure forse, per uno scherzo del destino, aveva appena introdotto dentro la democrazia stessa il seme che l'avrebbe fatta marcire: il denaro. 
Davide, che non prende mai appunti ma è uno che vede lungo, ha intuito che quel buon proposito di Pericle, duemilacinquecento anni dopo, ha fatto una brutta fine. 
Eppure basterebbe poco: tornare a quei due oboli, la paga giornaliera di un operaio. Gli interessati obietteranno: ma qui c'è di mezzo la responsabilità, cariche pubbliche pesanti, delicate! Questo lo sapeva bene anche Pericle. Con la differenza che ad Atene partecipare alla vita politica era un privilegio e un dovere per tutti, un dovere che meritava di essere rimborsato, non stra-pagato.
Chissà quanti dei nostri parlamentari sanno chi era Pericle, e quanta riconoscenza gli devono.

Ascoltami #Walter Marocchi

Adesso, ma vi pare che possa passarmi inosservato un disco che porta un nome greco, dal suono duro, spigoloso, ma poetico come tutte le parole greche per il sottoscritto? A maggior ragione se è un disco del mio amico Walter Marocchi e dei suoi Mala Hierba. Il loro primo lavoro, Impollinazioni, mi aveva fatto capire chi erano già nel 2009. I quattro anni che ci sono di mezzo hanno ibernato l'ispirazione che ora torna a sciogliersi intatta come prima, senza nemmeno una genialità in meno. Walter è un musicista colto  e attento, è appassionato ai suoni del mondo ed è questo l'aspetto di lui che preferisco: costruisce romanzi di viaggio come potrebbe fare Kazantzakis o Steinbeck, solo che lui è un musicista. A cui interessano le persone, in primis, e il modo in cui la musica entra nella loro vita. Per questo non sa rinunciare anche a un filo d'ironia.

Alisachni in greco è lo strato di sale che le onde del mare depositano nella cavità della roccia. Ed è il secondo album di Walter Marocchi.