Dicembre, natale

7 dicembre 2012.

Eccola. Prima neve. Il piccolo prodigio che accade proprio qui, dove abito.

Siamo rintanati in cucina, i caloriferi sono spenti e la casa piano piano si raffredda come un corpo morto, diventa stretta, rimpicciolisce, è ridotta a una sola cucina, qui, dove ci siamo rifugiati. Il piano terra è immobile nel gelo, non ci andiamo più. E' una piccola scomodità che abbraccio, poiché mi è concesso il privilegio di provare qualcosa che è passato oramai: un dicembre nevoso, il giorno di Sant'Ambrogio, il freddo nelle case, le preoccupazioni. Che privilegio saprebbero essere, le preoccupazioni, se ci fosse anche il silenzio...

L'ho vista da lontano, come un fumo che scende dalle montagne. L'orizzonte si fa opaco, l'aria carica. Qualcuno laggiù l'avrà già scritto, l'avrà detto al compagno, che nevica.

Io l'ho detto a mia madre. Siamo soli, lei ed io, qui. Prima le ho fatto un massaggio, mentre ancora era seduta a tavola. Sentivo le spalline del suo reggipetto e mi è venuto da pensare a tutte le donne, alle loro spalle, con quel segno sulla pelle, il solco del ferretto, il disegno del pizzo. Fardello di sempre, il seno, peso di una maternità che è di tutte. Ogni donna, indistintamente, vive la preoccupazione di essere madre. Ce l'ha sul petto. Anche lei, a cui non riesco a credere.

I fiocchi non cadono, risalgono con la corrente, sono come foglie che la terra non è pronta ad accogliere.

Da questa finestra sono il tuo loggionista, pianura che mi stai sotto. Il tuo spettacolo - alberi che piano piano cadono, antenne che s'alzano insieme ai condomini, monti che imbiancano da lontano - non mi è mai costato nulla, se non il rimanere.

Natale che ha un peso, il destino di arrivare. 

Go we there

La casa editrice Ibiskos ha da poco pubblicato la raccolta di poesie Specchio-Maschere in cui hanno trovato posto i testi vincitori dell'edizione 2011 del Concorso Internazionale di Poesia Castello di Duino - Trieste, il più importante al mondo a livello giovanile secondo l'UNESCO. 
E' bellissimo trovarci anche la mia Andiamo là (che ha poi trovato posto nel mio Guerre bianche). Il libro è in doppia lingua italiano-inglese. Immaginatevi la sorpresa di vedersi tradotti per la prima volta in un'altra lingua... Ecco qua:



Go we there

The breeze comes from the sea.

You limped, once...

And the sea remains far away.
Salt becomes snow on flooded fields.
It finally falls, next to this gate.
Scent of jacaranda, and vestments.

Once in front there was the leech seller,
with a photo of John Lennon on display.
I used to wonder what healed the most...

And a jealous lad comes to squeeze your hand.
There are men like this in all cities.

It was the house of a Monsignor and his sisters, once.
I used to wonder who suffered the most...

Dying in a dying season is to bring springtime.

At school you used to break pencils and thrown them out of the window.
I used to wonder what genius you where...

Tonight it'll snow the sea.

You were a fish, once...

(english translation by Henry Renato Albert)


Andiamo là

La brezza viene dal mare.

Zoppicavi, prima…

E il mare rimane lontano.
Il sale diventa neve sopra i campi alluvionati.
Infine cade, a fianco di questo cancello.
Profumo di jacaranda, e paramenti.

Una volta c’era di fronte il venditore di sanguisughe,
con una foto di John Lennon in vetrina.
Mi chiedevo cosa guarisse di più…

E viene un ragazzo geloso a stringerti la mano.
Ci sono uomini così in tutte le città.

Era la casa di un monsignore e delle sue sorelle, una volta.
Mi chiedevo chi soffrisse di più…

Morire in una stagione che muore è portare primavera.

A scuola spezzavi le matite e le gettavi dalla finestra.
Mi chiedevo che genio fossi…

Stanotte nevicherà il mare.

Eri un pesce, una volta…