Integralesimo

["Attaccami, ho bisogno di difendermi"]

Tutto nasce da uno spettacolo, Sul concetto di volto nel figlio di Dio. Il regista, Romeo Castellucci, lo ha portato in giro per molti paesi del Mondo, suscitando ovunque dibattiti, giuste riflessioni, opportune quanto inevitabili tendenze allo schierarsi. E' questo lo scopo che ogni forma d'arte contemporanea dovrebbe prefiggersi. Ora lo spettacolo arriva in Italia, a Milano, una produzione del teatro Parenti. E' qui, sul suolo di Santa Romana Chiesa, che arrivano i problemi. Gli integralisti cattolici (mi domando come possano convivere, nel 2012, le parole integralismo e cattolicesimo) minacciano di bloccare lo spettacolo, minacciano di morte il regista, dicono che lanceranno merda sul teatro e sulle persone che ci entreranno per vedere lo spettacolo. Altre frange più moderate organizzano manifestazioni pacifiche o annunciano di ricorrere a specifiche messe di riparazione (!!!).
Ora, la faccenda non è così marginale. Queste persone, così tanto coinvolte e toccate dalla vicenda Castellucci, sono le stesse che, su più ampia scala, costituiscono un esteso movimento interno alla Chiesa Cattolica fortemente incentrato su forme di restaurazione liturgica e sulla strenua difesa della tradizione (il revival della messa in latino rientra proprio in questo clima pre-conciliare). Si stanno formando personalità sempre più coinvolte, sul piano emotivo, dalla difesa della religione cristiana da qualsiasi forma di attacco, ideologico oppure concreto, esterno. Ecco che allora non sorprenderà trovare sul web siti come Militia Christi, Pontifex, Messa in Latino, Fondazione Lepanto solo per citarne alcuni.
Uno dei momenti maggiormente contestati dello spettacolo di Castellucci sarebbe la scena in cui un gruppo di bambini scaglierebbe, contro l'immagine del volto di Cristo proiettata sullo sfondo, degli escrementi. In realtà il regista ha tenuto a precisare che non si tratta di escrementi ma di bombe a mano. E aggiunge per di più che - ancora prima del clamore suscitato dal dibattito mediatico - era stata concordata con la direzione del teatro milanese l'eliminazione della scena per problemi di spazio scenico e di reperimento dei trenta giovani attori. Ma, al di là di tutto, ci tengo a segnalarvi la lettera di spiegazioni dello stesso Castellucci, una personalità (lo scoprirete leggendo) così ricca di cultura e sensibilità (non lo conosco, ma giudico dalle sue parole) da sembrare addirittura inopportuna di fronte alle persone stolte, ai poteri intangibili, alle idee distorte a cui suo malgrado deve replicare. Ecco qui la lettera.
Non dovrebbero servire spiegazioni. L'arte non va spiegata. E io mi sento in imbarazzo di fronte alle parole banali che sto scrivendo, qui, adesso, nel gennaio del 2012, a difesa dell'espressione artistica. Ho paura quando mi accorgo del bisogno che certe persone hanno di reagire. Vedete, per reagire occorre essere attaccati. E se nessuno vuole farlo, occorre che tu stesso trovi la maniera di accendere la miccia. Quante guerre sono nate così... Attaccami, picchiami, così io poi posso spararti. Ora è Castellucci, ieri era Cattelan, domani non lo so. Ma è tutto ridicolo, perchè in contemporanea a questi episodi di cui stiamo parlando, in tutto il mondo, c'è qualcuno che sta ragionando, provocando, facendo arte, poesia, letteratura con l'idea, l'immagine, il volto di Dio. Il miglior stratega sa che le forze non vanno disperse. Castellucci, questa volta tocca a te.
Non ho paura dei nomi altisonanti, inquisitori e medievalizzanti dei siti che sopra vi ho linkato. Non ho paura dei grandi spettri cattolici che oscurano il sole con i loro interessi (soliti nomi? CL, Opus Dei, lefebreviani). Non ho paura di chi dice la messa in latino, non ho paura di chi ascolta la messa in latino. Ho paura di chi queste cose le potrebbe fermare e non lo fa.
Mi ricordo quando andavo all'oratorio feriale. Ero un bambino. Anch'io avevo la mia squadra. Il capitano avrà avuto 13, massimo 14 anni. Eppure io lo vedevo come un adulto, uno dei grandi. Era forte in tutti i giochi e io ne avevo una stima infinita. Se mi diceva di fare una cosa, io la facevo. Un giorno mi beccò picchiare un avversario che aveva insultato la nostra squadra, e mi disse pochissime parole che mi fecero sentire un verme.
I capitani a cui mi riferisco sono vestiti di viola, di rosso, uno anche di bianco. Ma non dicono niente, niente di esplicito. Non condannano. Anzi, sostengono. Che paura che ho, adesso sì...

Epilogo:
Ho regalato ai miei genitori due biglietti per lo spettacolo. Sapete, spero che, all'entrata del teatro, arrivi sulla loro faccia qualche schizzo di merda. Forse solo così capiranno di quali pensieri e azioni sono capaci quelle persone che dicono di condividere le stesse panche della chiesa, le loro stesse preghiere, il loro stesso Dio.

Epilogo #2:
Scrivendo ho trovato la risposta. Integralismo e cattolicesimo, purtroppo, possono convivere. Ne nasce un mostro chiamato INTEGRALESIMO.

Tempus (re)fugit!

Mentre a Genova, sul mare, passa un'ora, all'Aquila, 700 metri più in alto, passa un'ora e un milionesimo di secondo.
Mi chiedi insistentemente dove ti porterei in vacanza per l'estate. All'Aquila, è lì che ti porterei. Perché l'ho letta sul giornale questa storia della relatività del tempo, ed è da ieri che non faccio altro che pensare a come guadagnare un milionesimo di secondo all'ora. Oppure due, se campeggiassimo in cima al Monte San Primo, di fronte al lago di Como.
Dobbiamo guadagnare, cara. Guadagnare tempo. Ti guardo e mi dico che non c'è tempo da perdere. Già lo sento il suono, la vibrazione delle corde vocali, il profumo delle parole che saremo costretti a dirci quando ci accorgeremo che il tempo insieme, purtroppo, sarà già volato.
Benissimo, che voli. Ma noi andremo a vivere all'Aquila, dove guadagneremo 24 milionesimi di secondo al giorno. Ventiquattro milionesimi di secondo in più da passare insieme. Ci pensi?

Ma poi arrivano questi moderni scienziati. Arriva questo DeWitt con la sua fisica quantistica. Lo sai tesoro cos'è la fisica quantistica? No? Nemmeno io. Senti qui: "... l'altra scoperta fondamentale della fisica del Novecento: la natura quantistica, cioè granulare e probabilistica, della materia e della radiazione".
Lo sai cosa dicono questi? Che il tempo non esiste. Vado avanti, ascolta: "Per sapere l'ora, cioè misurare il tempo, possiamo guardare la posizione del sole nel cielo. Per avere più precisione, guardiamo un orologio. La posizione delle lancette del mio orologio indicano che il tempo è passato. Ma come faccio a sapere se il mio orologio misura davvero il tempo "vero"? Beh, lo posso controllare con l'ora esatta diramata da un centro ufficiale. Ma come faccio a sapere se quell'orologio misura il tempo "vero"? Lo confronto con un altro orologio ancora... E' chiaro che c'è un problema. Tutto quello che noi osserviamo sono lancette di orologi, oggetti che si muovono, la posizione del Sole nel cielo... Non vediamo mai "il vero tempo". Solo oggetti che si muovono".
Oddio. "E Newton scriveva che l'esistenza di una variabile tempo è solo un'ipotesi, che mette ordine nelle nostre osservazioni sui movimenti degli oggetti. Osserviamo dove si trova un oggetto quando un altro è in un certo luogo. Ma ciò che osserviamo sono solo posizioni di oggetti, non il tempo in sé".

Il tempo non esiste. Forse è davvero così, amore mio. Inutili le vacanze, inutile andare fino all'Aquila. Proporrei il giardino, una sdraio, del tè freddo. Osserveremo da qui, dal posto in cui abbiamo passato ogni agosto, l'immobilità in cui viviamo.

Epilogo:
Lei, scrutando con attenzione il lento e annoiato spostamento dell'oggetto-marito-in-infradito verso l'oggetto-sdraio, si sentì profondamente arresa. E pensò una cosa. Quel movimento così odioso ed inetto forse non indicava il tempo in sé, ma era la scientifica, inconfutabile prova di dieci anni buttati nel cesso.

Incontro

Palazzolo Milanese, forse. E il primo freddo di gennaio, le scritte sui muri delle stazioni che dicono sempre amore. Le labbra, le cuffie color amarena, gli occhi e il trucco. Il cappuccio prima di scendere dal treno. La rivedo? La rivedo sempre.

Nell'aria fresca d'odore
di calce per nuove case,
un attimo: e più non resta
del tuo transito breve
in me che quella fiamma
di lino - quell'istantaneo
battito delle ciglia,
e il panico del tuo sorpreso
- nero, lucido - sguardo.

E' così che la speranza rimane appesa a qualche verso di Caproni...

Io sto nel Mucchio

Capita che un nuovo anno porti con sé richieste d'aiuto, messaggi s.o.s., bengala sparati in alto per farsi salvare. Scrivo per il Mucchio da meno di un anno. Con l'aiuto di John Vignola ho creato una sorta di rubrica (Musica&Vene), qualcosa di terapeutico innanzitutto per me, un imbuto dentro cui drenare il mio obbligarmi a scrivere, avere scadenze, prendere la voglia di raccontare storie, inventare, s-banalizzare gli eventi. Musica e vene, le vene narrative. Si capisce?
Ricordo perfettamente la lettera di un lettore che, evidentemente pungolato dal mio primo racconto, aveva scritto alla redazione definendomi incompetente. Consigliava di fare più attenzione, di non dare spazio a certi cialtroni. Lettera puntualmente pubblicata nel numero seguente. Ero felicissimo...
Prima compravo la rivista ogni tanto. Da quando ci scrivo la compro tutti i mesi. Credo si chiami civetteria, oppure semplicemente necessità. Necessità di scoprire se il tuo racconto è uscito per davvero. E poi la necessità di leggere altro, imparare la creatività di altre penne, altre menti più esperte e ispirate della mia. Oggi mi sono reso conto che questa rivista ha bisogno di aiuto. Così ho sottoscritto l'abbonamento annuale al Mucchio. Sono giorni di tanto parlare. Una querelle attanaglia forum e social network: il Mucchio chiude? Per colpa di chi? Da qualche mese i lettori si dividono tra sostenitori del precedente direttore (Max Stefani) e l'attuale (Daniela Federico). Il primo non l'ho mai conosciuto. Eppure qui parla la pelle, e a pelle mi dico... Con la seconda ci siamo scritti parole gentili e di stima. Non voglio entrare in un'arena in cui ho già visto (e letto) episodi di bassa chiacchiera, annebbiamento, interesse personale, beatificazioni, populismo. Semplicemente decido - potrei fare altrimenti? - di stare dalla parte di chi mi ha dato fiducia. Solo quella. Niente denaro, nemmeno copie gratuite. Mi basta quella. La fiducia, e un disinteressato apprezzamento. Per il resto il Mucchio lo compro, anzi, mi ci sono appena abbonato. E se volete aiutare una rivista così, fatelo anche voi.


P.s.: per par condicio, scrivo anche per Jam. SOStengo anche questa rivista. Come tutte le riviste - per cui scrivo e per cui non scrivo - che diffondono cultura e musica. Altro che quelle cose lì.