Per contrasto

Percepiamo solo la diversità, credetemi. I nostri occhi, qualsiasi tipo di occhi, vedono per contrasto. E' una legge fisica scontata. Un puntino rosso su una superficie rossa non si riesce a scorgere. Gli arcieri, quando tirano alle sagome di animali, muniscono le loro aste di alette e cocca di colore scuro così che - senza dare punti di riferimento - non facilitino l'avversario che tirerà dopo di loro. La fotografia è basata sul concetto di contrasto. Luce e ombra danno vita agli oggetti, alla realtà tutta. La pellicola si impressiona in negativo. Poi ci sono i nostri occhi del cuore, quelli più facili a cadere dentro le emozioni, dentro le paure, le situazioni avverse oppure ignote. Questa sera leggo un racconto di Natale. Triste, commovente, nostalgico e soprattutto vero nella sua povera ma così orgogliosa realtà. Sarei capace io di vivere un Natale sotto le bombe? Sopporterei il freddo, l'indigenza, la semplicità obbligata, non scelta, e che perciò si chiama miseria? La sobrietà imposta dalla vita, non un gesto ipocrita di rinuncia.
Sapete, l'ansia giunge quando ragioniamo attorno ai nostri limiti. Eppure è la mancanza a definirci. Così come l'assenza di luce - l'ombra - crea le forme, delinea i corpi, decide la profondità dei luoghi, così ciò che si oppone alla nostra luce (il nostro modo di pensare, di vivere, di guardare gli altri) decide la profondità del nostro spazio, la tridimensionalità del nostro esistere.
La mia casa è calda, lavo i denti, il piumone mi aspetta. Penso a quello che non riuscirei a sopportare. Lei bambina dormiva insieme a una vecchia che voleva morire, intanto sognava le caramelle. Ma i suoi pensieri non erano lì. Anche la sua vita di bimba bombardata era pensata per contrasto. Lei pensava a me, a quello che tanto avrebbe desiderato: una casa calda, lavarsi i denti, scivolare sotto un piumone.
Pensare a sé stessi nell'esatta posizione in cui ci si trova non crea contrasto. E' un meta-pensiero, una tautologia che non disegna, vita che non esiste. Io, qui e adesso, pensando a lei. Io sì che la vedo. Lì, così lontana dalle mie priorità, dal Natale della mia vita. Io adesso vedo per lei. Lei, al futuro, vedeva, sognava per me.
Auguri a entrambi.

Provviste # 11


"Non è più la Francia. E' l'Europa, l'Asia, l'Africa, l'America. E' il bianco, il nero, il rosso e il giallo. Ognuno porta la propria patria sulle suole delle scarpe e, passo dopo passo, la conduce a Marsiglia. Ma qui tutte le terre sono benedette dallo stesso sole, vicino, caldissimo, luminosissimo, e su tutti i popoli si inarca la medesima porcellana azzurra del cielo. Sulla sua ampia schiena oscillante il mare porta qui tutti quanti: ognuno aveva una terra per sé, ora hanno tutti un unico mare".

Joseph Roth, Le città bianche, Adelphi, 1987.

Provviste # 10


"Sembrava una cosa viva e violata, un reliquiario impazzito. Da uno dei fogli di giornale, un ritratto in bianco e nero di Charles Manson fissava la stanza con aria ebete, il corpo prostrato su un fianco, stretto tra due poliziotti. C'erano le fotografie di Bobby, Susan, Leslie, Tex, Patricia - le ragazze sorridevano timide ed estatiche, i ragazzi fissavano l'obiettivo con sguardi pensosi, intensi".

Zachary Lazar, Sway, Einaudi, 2008.

Diverrà disagio

Le accise
alla delusione
la tassa sul
rancore.

Saremo poveri di spazio, idee
diverrà disagio
guardare attraverso;
non si crederà
agli alberi che cadono
producono tonfi;
non crederemo alle
nuvole, alle onde
abbatteremo volatili e lepri
non avremo fede,
paura
di ciò che dove vuole va,
quel che vuole dice,
ed è ascoltato.
La libertà.

I sorrisi saranno di
quelle perle
che si sciolgono nella vasca da bagno.
Saranno idrolitina.
Faremo gli idromassaggi, con la felicità.

E sentiremo il radiogiornale
con gli occhi
toccare
fischiare dietro
a sederi sporchi
poltrone sfoderate
zuccheri sfigati.
Dolcezza.

(myself - 7/12/2011)

Steven

"Ian rientrò a casa e disse che quella sera avrebbe commesso il suo omicidio perfetto. Mi spiegò di prendere il furgone e mettermi a girare per il quartiere, mentre lui mi avrebbe seguita in motocicletta, pronto a farmi i fari non appena incrociavamo quella che secondo lui poteva essere la vittima giusta. Io a quel punto mi sarei dovuta fermare e offrirle un passaggio..."

Ispirato dalla canzone Suffer Little Children degli Smiths, ecco il racconto di dicembre per la mia rubrica Musica&Vene. In edicola con Il Mucchio.

Mi si spenga!

Una di queste sere, arrampicato sulla stessa sedia che di giorno mi ospita per studiare i libri di letteratura, leggevo un romanzo pieno di personaggi (ci sono di mezzo ancora i Rolling Stones, in questo periodo mi sono infilato nel tunnel). Uno di questi - è una sera d'estate, anno 1969 - rientra a casa in piena notte, accende la televisione e si mette a fissare lo schermo:

Accese il televisore, ben sapendo che a quell'ora non c'era altro da vedere eccetto l'elettricità statica dei canali dormienti.

Bravo scrittore. Non era facile rendere l'idea. Ho dovuto sottolineare questa frase con il mio lapis a doppia punta (rossa e arancione): di solito sottolineo quelle frasi che sono sicuro a me non uscirebbero mai. Ora, non devono essere per forza espressioni magnifiche o laconicamente poetiche, illuminanti sul senso del nostro esistere, ma solo passi con parole fuori dal mio vocabolario istintuale, ossia quel dizionario mentale in cui sono contenuti tutti i termini che ci vengono così, subito, spontanei, senza pensarci troppo. C'è un limite temporale che mi sento di stimare in 30 secondi: se si va oltre questo lasso di tempo significa che la parola che cercavamo non fa parte del nostro vocabolario istintuale, ma abita in archivi più complessi del nostro carico lessicale, faldoni ora più vicini ora più lontani che ci obbligano a fermarci, riflettere, interrompere lo scorrere dei testi. Se poi cediamo alla tentazione del pronto soccorso esterno (io per primo abuso dei "sinonimi e contrari" sul web), diamoci pure per sconfitti... Bene, mai mi sarebbe uscito quel "elettricità statica dei canali dormienti". Ha tutta la concreta poetica del linguaggio tecnico, della realtà così come la conosciamo ma che a volte non ci riesce di disegnare, descrivere in poche ed efficaci parole.
Poi mi chiedo cosa abbia realmente visto quel signore. Cioè, sullo schermo sarà comparso il grigio elettrico della Tv quando non ha l'antenna inserita, oppure il mosaico indecifrabile di colori e forme? Anche i suoni cambiano: nel primo caso è uno sfrigolare da uovo in padella con troppo olio, il secondo una specie di richiamo per cani, un fischio ottuso e invadente. Protendo per la seconda ipotesi, anche perché tecnicamente penso sia proprio quello il segnale delle trasmissioni interrotte. Una cosa con cui non avremmo più l'assoluta confidenza se non fosse per Rai 3. Che bello, quando a notte tardissima (l'ora precisa non puoi conoscerla perché se accendi la Tv a quell'ora vuol dire che sei appena rientrato a casa ubriaco, hai acceso l'80% delle luci della casa e stai addentando un improvvisato panino al crudo) Rai 3 spegne il segnale, interrompe le trasmissioni, e tu (appunto, stonato) stai a fissare lo schermo con la stessa concentrazione utile a una finale dei mondiali di calcio o a un episodio di Guerre Stellari. Probabile che anche questa sia bellezza nostalgica da retromania (malattia pericolosa, ne soffro dalla nascita), eppure il fatto che ci sia ancora un canale televisivo che a una certa ora si spegne mi consola un pò. Voglio dire, la Tv può essere messa ancora a tacere. E poi significa che un canale come Rai 3 non ha abbastanza contenuti da rimanere acceso 24 ore su 24: benedizione! Oppure non conviene all'azienda, non lo so, però mi soddisfa. Come un sontuoso rispetto per il tempo (cose da anni '50), per il ciclo della vita. Ci sono momenti per questo, e momenti per quello. "Qualcuno si spenga, qualcuno mi spenga, andate a dormire per carità!".

Provviste # 9


"Le esequie di Brian Jones si tengono alle 13.30 del 10 luglio 1969. A Cheltenham, la sua cittadina d'origine, viene celebrata la messa, mentre la sepoltura avviene nel vicino cimitero di Prestbury, un sobborgo. E', a oggi, il funerale più grosso, importante e affollato che Cheltenham abbia mai visto e ospitato. Ci sono persone arrivate un pò da ovunque, e centinaia di fan (in maggioranza ragazze) venuti a porgere l'estremo saluto al Rolling Stone più tormentato. Le scuole sono terminate - per ordinanza delle autorità - qualche ora prima, per permettere agli alunni di presenziare all'evento, come si trattasse di una festa nazionale".

Andrea Valentini, 3.7.69 Brian Jones: morte di un Rolling Stone, Tsunami, 2009.

Racconti raccolti

Trenta racconti per trenta autori emergenti. Questo volume dedicato al tema della Memoria, raccoglie i racconti della quinta edizione del concorso indetto annualmente da Laboratorio Gutenberg.

Micol è il titolo del racconto che ha vinto il concorso letterario Laboratorio Gutenberg 2011 e che dà il titolo a questa raccolta.
Quando si pronuncia la parola memoria si pensa al ricordo di un fatto accaduto o alla capacità di rievocarlo. Quel ricordo che si trasfigura fino a sbiadire dentro un racconto ma che continua indissolubilmente ad appartenerci, lasciando di sé soltanto un vago profumo, una sensazione, capace ogni volta di riportarci indietro dove avevamo creduto di lasciarlo.
La memoria è una parola che può essere declinata in vari modi, a seconda del contesto in cui maturano determinati eventi o del tempo storico in cui avvengono i fatti. Memoria collettiva, personale oppure familiare. E ancora l'importanza di non abbandonarla quella memoria, sia essa motivo di gioia o di dolore, perché è anche di questa trama infinita che siamo fatti, soli e con gli altri.

Sono presente con il racconto "Ci sono persone più felici di me".

Aveva il nostro amore un potere terreno

La poesia greca contemporanea che con Katerina Anghelaki-Rooke (Atene, 1939) mi riporta alla grecità che non so mai descrivere, forse umiltà d'animo (che è ricchezza), e con essa il più umile dei sentimenti: la nostalgia. Come un vocabolario di parole strozzate in gola, e il cuore che rallenta, guarda la strada, ci permette il ricordo.

Aveva il nostro amore un potere terreno;

rimanevano incantati gli uomini

quando camminavamo con passo lento

come trasportati da una barca

festa e canti.

Sciatti

con la lanugine della coperta

ancora sul collo

le nostre voci sembravano

i godimenti dello sciacallo e dell’usignolo

intrecciati nell’aria.

Conoscevamo le risposte

alle domande degli angeli sulle porte

quelli che stanno lì a custodire

il dolore terreno e quello

celeste rigorosamente separati.

(- Sì, rimarremo qui...

- Per quanto durerà...

- Ammiriamo la volpe che corre...

- Scriveremo poesie fino alla profonda vecchiaia

fino al grande dolore fisico...)


Raramente stringi tra le braccia

raramente hai tanta paura

della morte

come quando nelle tue mani

l’amore

diventa lo scettro
del potere terreno.

Randy

"... Il mio migliore amico era il chitarrista più timido che conoscessi. Mi portava ai party del Greenwich come una specie di ufficio stampa ambulante, un consumato agente promozionale che dicesse le parole giuste al momento giusto. I requisiti li avevo ottenuti con il tempo: ottima conoscenza dell’argomento, eloquio spigliato, camicioni colorati che nascondevano la pezza di sudore sotto l’ascella, un’automobile munita di patente".

E' uscito il Mucchio Selvaggio di Novembre. Trovate il mio ultimo racconto, ispirato a Randy California.

Roye Lee

Roye Lee. Da Nashville, Tenesse. Una vita nella musica. In studio di registrazione con Elvis, promoter dei più grandi del rock&roll. Cantante a sua volte, e autore di hit che hanno venduto milioni di copie. Poi la sfortuna che volta le spalle, la vita da clochard per tanti anni in Via Torino, a Milano. Infine il ritorno, senza guardare in faccia l'età. Un cd, e concerti dal vivo tra jazz e canzone d'autore.

La storia di Roye passa dalla puntata n. 9 di Spectrum in onda lunedì 31 ottobre e mercoledì 2 novembre sia alle 12.00 che alle 17.00 (e in replica anche sabato 5 novembre alle 17.00) sulla web radio www.linearock.it

Per Andrea Zanzotto

Mi dicevi di essere vivo
eppure mentre
ti guardavo tu morivi
ritornavi a essere un moto costante d'acqua
a gemmare magnificamente
con l'intelletto di un paesaggio,
di una neve
e il tuo smilzo bisbigliare
una poesia a un cervo.

Permetti al Mondo di perderti,
avvialo all'estrema sinfonia dell'assenza.
Ora che il tocco bianchissimo
ti rivela l'essere che avevi,
finale altissimo...
sii tenace,
trattieni il fiato,
non credere
che non tutti sappiano.

Nessuno sarà mai uguale.
Esulta,
modula la voce,
stornella
l'unicità del Mondo.

(a.o. 18/10/2011)

Ruby Thursday

Tre giovedì per tre diversi incontri tra musica e letteratura. Un incontro con l’autore tra i tavoli del locale più alternativo della Brianza con ascolti selezionati rigorosamente in vinile.

Provviste # 8


Un cantare zingaro, imprevedibile e giocoso, dove lo stile disadorno innerva frasi secche come frustate; una poesia di sostantivi, radicata nelle cose che sfilano sotto gli occhi distratti e inconsapevoli di tutti noi: "E' possibile fare piatti sorprendentemente gustosi con gli ingredienti più semplici. Questa è la mia estetica". E ancora: "Soccorrere il banale è l'ambizione di ogni poeta lirico". O più precisamente: "Cerco un equivalente dell'abisso che precede il linguaggio". (dal saggio di Andrea Molesini)

Charles Simic, "Hotel Insonnia", Adelphi, 2002.

Presentar libri

AMORE, LIBERTA' E CENSURA
Il 1971 di Lucio Battisti

(Aereostella)

di Donato Zoppo

Venerdì 14 ottobre 2011
ore 19.00
Libreria del Mondo Offeso
Corso Giuseppe Garibaldi 50
Milano

Presenta Antonio Oleari
Interviene Donato Zoppo


Venerdì 14 ottobre presso la Libreria del Mondo Offeso a Milano si terrà la presentazione di Amore, libertà e censura. Il 1971 di Lucio Battisti, il nuovo libro di Donato Zoppo edito da Aereostella. Condurrà l'incontro il giornalista e scrittore Antonio Oleari. Amore e non amore, pubblicato da Battisti nel luglio del 1971, fu il suo primo "vero" 33 giri dopo le raccolte Lucio Battisti e Emozioni. Un lavoro rivoluzionario, rivelato da Zoppo nel nuovo libro: un concept-albumcon quattro focose canzoni rock-blues registrate dal vivo in studio, quattro strumentali con l'orchestra diretta dallo stesso Battisti e i lunghissimi titoli di Mogol, la copertina con una misteriosa donna nuda.

A quarant'anni di distanza dalla sua uscita, Donato Zoppo racconta la vicenda di Amore e non amore: il percorso che conduce Lucio Battisti all'anno di grazia 1970, il making of degli otto brani, la scelta concettuale, i conflitti con la Ricordi e il ritardo della pubblicazione, le reazioni di pubblico e critica, il caso della censura. La Commissione d'ascolto della Rai decide di bocciare Dio mio no: il brano scelto come singolo descrive in modo troppo esplicito una donna sessualmente disinibita, l'intero lp non godrà del supporto promozionale ma sarà egualmente un successo.

Grazie alle testimonianze inedite dei protagonisti (Franz Di Cioccio, Franco Mussida, Alberto Radius, Dario Baldan Bembo etc.) il libro affronta le caratteristiche dell'album nel 1971 di Battisti: l'anno della definitiva rottura con la stampa, di rivoluzionarie partecipazioni in tivù, di Pensieri e parole e La canzone del sole ma anche della cult-song Le tre verità, amatissima dai cultori del rock progressivo. Zoppo analizza anche i rapporti tra Amore e non amore e i primi passi del prog italiano, in quel 1971 che ha visto nascere le opere prime di Orme, Osanna, Delirium e tanti altri. In apertura un ricordo di Giorgio 'Fico' Piazza. Foto di copertina di Bruno Marzi, foto interne di Caesar Monti.


DONATO ZOPPO (Salerno, 1975) scrive per le riviste Jam, L’Idea e Totemblueart. È il fondatore di BattistiNews.it, dirige il webmagazine MovimentiProg e conduce il radio-show Rock City Nights (Radio Città BN). Ha all'attivo alcuni libri (PFM, Lingalad, progressive-rock etc.). Si occupa di promozione musicale con l'ufficio stampa Synpress44.

La musica di Spectrum

Da lunedì 3 ottobre su www.linearock.it torna Spectrum, il contenitore di musica rock a 360° condotto, pensato e già pre-digerito dal sottoscritto.


Due puntate alla settimana:
- la puntata A in onda lunedì e mercoledì sia alle 12.00 che alle 17.00, e il sabato alle 17.00
- la puntata B in onda martedì e giovedì negli stessi orari, e la domenica alle 22.00

Approfondimenti, novità, ristampe, anniversari, curiosità, libri, concerti, interviste, ospiti in studio. Dal rock al suo opposto, e ritorno. Ovviamente sulla web radio www.linearock.it

Musica e Vene

"Stamane ho raccontato tutto al sottile filo d’acqua con cui mi lavavo la faccia. Come era solita fare mia madre. Andava al lavatoio e confessava i suoi sogni all’acqua corrente. Solo così, diceva, potevano compiere il loro corso, realizzarsi, avere un ascendente su di noi. Sono partito a raccontare dalla fine, mentre la guardavo scendere nell’attesa che il boiler la trasformasse in tiepida, che calda è ormai un lusso..."

Sul Mucchio Selvaggio di Ottobre trovate il nuovo racconto della rubrica Musica e Vene: Chet.

Italia&Vespa

"Il Cittadino" del 3 settembre 2011.

Parlano, i chilometri

Posto anche qui quanto ho scritto per il sito web "Medinforma" riguardo al mio viaggio. Sono pensieri sparsi, come sempre, quelli che ti saltano fuori quando c'è qualcuno che te li chiede...

La mia grande Italia su una piccola Vespa

Quando dopo 4.000 km ho imboccato la mia via delle Colline tutto mi sembrava identico a come l’avevo lasciato. Evidentemente i chilometri cambiano le persone, più che i paesaggi. Per quelli ci vuole il tempo, che di solito viaggia più lentamente dei chilometri. La casa era vuota, caldissima, si respirava a fatica. Sapevo in quale cassetto avrei trovato il tricolore, l’ho appeso alla porta d’ingresso esattamente alle spalle della Vespa, ho impostato l’autoscatto e mi sono fatto l’ultima foto della vacanza: il giro d’Italia, così, nella mia solitudine anche all’arrivo, era davvero completo. La doccia poi. Tiepida e lunghissima. Mi sembrava lavasse via una scorza di polvere e vento, olio motore, benzina, salsedine, neve (ho trovato anche quella sulle dolomiti) che in tre settimane di viaggio la mia pelle aveva accumulato. Facevo i conti: 15 regioni attraversate, 43 provincie (me le sono segnate tutte prima che spariscano dalla cartina), 200 litri di benzina verde, 2 chili d’olio a due tempi, tre candele, un incidente, un piccolo furto subito, e centinaia di occhi da mettere in fila insieme alle strette di mano, le storie raccontate, le confidenze fatte proprio a te, che sei un viaggiatore, e dunque i segreti ti si possono dire perché tanto non conosci le persone interessate, e poi domani mattina già non ci sarai più, sarai sopra un’altra strada, in un’altra regione, al mare o in collina. Ricordo ancora la prima persona che mi ha rivolto la parola dopo essere partito da casa, il mattino presto di giovedì 4 agosto: il custode di un piccolissimo cimitero in Emilia dove mi ero voluto fermare a salutare un amico che riposa lì. Si era stupito di come la mia Vespa fosse organizzat a e caricata con criterio. Chiese dove stessi andando, e fu lì che iniziai la mia lunga sfilza di bugie: in Toscana, risposi. In Toscana avrei risposto Roma, a Roma avrei detto Campania, in Campania iniziai a dire la verità: Palermo. Non mi andava di scoprire da subito i miei piani, come in una forma di scaramanzia che si dice a mente “iniziamo ad andare fin lì, poi vediamo…”, come se non volessi attirare troppa attenzione dicendo tutta la strada che dovevo fare, oppure semplicemente non volevo farmi dare dell’imprudente ogni volta, e quindi accorciavo il tiro. Le ultime persone, invece, sono stati due amici. Andrea e Giorgio, anche loro in moto, incontrati a qualche centinaia di metri dal cartello Meda. Tornavano dalle Dolomiti, anch’io venivo da lì, lungo un’ultima tappa che mi portava da San Vigilio di Marebbe (Brunico) a Meda, 380 km e quasi dieci ore di sella.

Sulle Dolomiti ero arrivato da Napoli, per un itinerario di ritorno assolutamente non previsto. Dopo i 2.000 km fino a Palermo il mio viaggio avrebbe voluto proseguire in nave fino a Cagliari, per poi risalire la Sardegna lungo la costa ovest raggiungendo Porto Torres e da lì tornare a Genova. Ma i traghetti tra la Sicilia e la Sardegna sembrano rari anche in pieno agosto, e per paura di rimanere troppi giorni giù dalla sella ho scelto di risalire l’Italia dall’altro lato dello stivale. Da Napoli all’Aquila, dall’Aquila a Pesaro, da Pesaro e Vicenza, da Vicenza a Brunico dove mi aspettavano quei due biondi teppisti dei mie nipotini. Un ritorno inaspettato e bellissimo tra la natura del Sannio, del Matese in Molise, degli altipiani d’Abruzzo, le colline umbre, così diverse da quelle marchigiane, la mondanità romagnola, i campi di grano del ferrarese, le verdi colline vicentine, il Piave risalito verso Belluno, e poi lo spettacolo delle Dolomiti, il Passo Falzarego vicino a Cortina su cui arrivo con spiegata al vento la bandiera gialla e rossa della Trincacria a ribadire il concetto che l’Italia, io, me la sono fatta tutta. La gente guarda allibita, inizia a chiedere se può scattarti una foto, chiama gli amici a vedere “da dove arriva questo ragazzo”, domandano tutto, anche se la Vespa è truccata.

No, la mia Vespa non era truccata. Era truccato il mio animo, così lontano da quello che una volta avrebbe accettato una rilassante vacanza sopra spiagge di sabbia fine e locali notturni. Ho dovuto dargli retta, inseguirlo fino alla fine, il mio animo. Era come un’ombra sfuggente, che anche nella più deserta pianura sapeva dove nascondersi. Eppure a momenti, con la coda dell’occhio, quando attraversavo le vie di qualche città, lo vedevo riflesso nelle vetrine dei negozi. Aveva un casco giapponese bianco e rosso, la linea goffa, il sedere grosso, ma le spalle larghe. E non so se era la giacca a vento della moto o l’essere diventato un po’ più grande…

Voglio ringraziare tutti gli amici che hanno (in)seguito nei modi più vari il mio viaggio. Spero di avervi portato un po’ in sella, anche solo per qualche chilometro, ed essere riuscito a farvi assaporare il vento in faccia. La libertà.

Genesis - The definitive collection

Sono da sempre l'ago della bilancia. Se ami i Genesis sei e sarai sempre un certo tipo di fruitore di musica, se li odi ne sarai uno (quasi) all'opposto. Ma c'è persino la terza variante: potrai essere pure, magari senza saperlo, uno che i Genesis sì li ama, ma fino a un certo punto, fino a un disco o a un anno, e poi li odia. Mai nessuno nella storia del rock è riuscito a dividere, e quindi a unire, così tante persone sotto il proprio nome.
Tutto cominciò in una scuola privata del Surrey, dove evidentemente per resistere bisognava evadere, se non con il corpo, almeno con la mente. Creare mondi, ricostruire ciò che gli occhi vedono ma non sanno descrivere, disegnare una musica che sapesse adattarsi a ogni superficie dell'animo e dell'immaginazione. Peter Gabriel fu da subito il sacerdote di un rock messianico, quasi profetico fin dal titolo del loro primo e oscuro album, From Genesis To Revelation.
Manca solo questo nel lunghissimo elenco di titoli che stanno per arrivare in edicola con Tv Sorrisi e Canzoni e Corriere della Sera. Si chiama "Genesis - The Definitive Collection" e si propone di ricostruire l'intera carriera del gruppo. Dai (quasi) esordi di Trespass (disco illuminante per l'anno in cui esce, il 1970), passando per i classici facili da amare come Nursery Cryme, Foxtrot e Selling England by the Pound. Qualcuno avrà la possibilità finalmente di vedere entrare in casa dischi che negli anni hanno mantenuto un prezzo di copertina piuttosto elevato: mi riferisco per esempio al capolavoro in doppio cd, The Lamb Lies Down on Broadway. E poi arrivano i dischi del dopo Gabriel, gli anni '80, addirittura i controversi e rinnegati (da molti) '90. Fino all'ultimo tour, quello dell'inattesa reunion, con il triplo dvd When in Rome che riunisce per intero la musica e le immagini della storica serata del 14 luglio 2007 al Circo Massimo di fronte a 500 mila persone.
Per una volta avere tutto insieme potrà aiutare a schiarirsi le idee. O magari cambiarle radicalmente.

Il piano dell'opera prevede 2 cd per ogni appuntamento: la prima uscita sarà in edicola dal 20 settembre con Trespass e Nursery Cryme, al prezzo di 12,90 euro (prezzo rivista e quotidiano escluso) e il cofanetto in regalo. Con la terza uscita, oltre al doppio The Lamb Lies Down on Broadway, ci sarà un libro inedito in omaggio sulla storia del gruppo.
Chi scrive ha assaggiato in anteprima, e ora vi passa il cucchiaio.

Sul ritorno


Un viaggio senza destinazione, significa destinazione
(Paolo Benvegnù)

Quanto ho seminato, dove ho seminato. Ho seminato nelle discariche abusive, tra le mele del Trentino, lungo centinaia di case cantoniere, dentro le rocce che scendono al mare, sulle panche di qualche chiesa, sotto le pensiline dei distributori di benzina, dentro bar che facevano anche da barbiere, tra le bufale della Campania e le vacche dell'Alta Badia; ho seminato in case di sconosciuti, in letti che non erano mai il mio, in mezzo ai boschi o sulle statali dal profumo di pneumatico; ho seminato a gocce dentro la mia miscela di paura, sfida, coraggio e libertà; ho seminato pezzetti di pelle, ho seminato parole tagliate da sorrisi, ho seminato tra palazzi crollati e palazzi a vetri; ho seminato dentro le rughe che nascono tra uomini e animali, fra uliveti infiniti e altrettanto infiniti campi di granoturco, immaginavo le risaie, immaginavo il mondo, lo ricostruivo partendo dalla mia terra; ho seminato domande, richieste, dubbi; telefonate, soldi, scambi, favori, promesse; ho seminato i francobolli dei miei mesi passati a seminare male.
Ero partito convinto di raccogliere. E invece ho seminato.

(L'Italia in Vespa, in solitaria, 4-25 agosto 2011)

a tutti quelli che mi hanno chiesto che fine avessi fatto...


L'Italia in Vespa!


Dicono che per le vacanze attraverserò in solitaria l’Italia in sella a una 125 Primavera del 1979. Dicono che, passando casualmente da Roma, troverò ospitalità negli studi di Radio 2.
Dunque la questione è: DOMENICA 7 AGOSTO, ORE 15.30 su RADIO 2 ascolta “SUNLIGHT – SPECIALE MOBY DICK”, ovvero appunti di viaggio, ottima musica, con John Vignola e me.
Cercherò di raccontarvi cosa si prova a fare tutti quei chilometri su qualcosa che ha l’età del tuo fratello maggiore.

Per sintonizzarsi: www.radio2.rai.it oppure cerca la frequenza della tua città cliccando qui

Provviste # 7

Vittorio, in smoking, suona questa armonia struggente in mezzo al nulla e ti viene in mente la risposta che vi aveva dato a Giulianova, prima di suonare in pubblico per racimolare qualche soldo, Che brani suonerai? aveva chiesto Francesca, Suonerò me stesso aveva risposto lui, e ora sta davvero suonando se stesso e il silenzio ovattato dalla neve si riempie, e ciò che esce dal suo violoncello è irripetibile, e ciò che è irripetibile è perduto per sempre, e a quel punto, senza una parola, come se ubbidiste a un comando postipnotico, tu e Francesca scendete dall'auto...

Enrico Remmert, "Strade bianche", Marsilio, 2010.

L'intervallo che mi assilla

"L'Indro" è una specie di giornale on line. Dentro quel "una specie" c'è tutto quello che è.
Il fatto: a cura di Marco Nardini c'è una sezione chiamata "Cronache dall'aldiqua". Tra i giovani autori ci sono anch'io, che vi dico leggete il mio nuovo racconto (illustrato da MDB) e provate a vedere se i conti vi tornano: http://www.lindro.it/Intervallo
Me l'ero dimenticato...

Provviste # 6

Ad ascoltarla, la musica, si tenta di adottare generalmente la postura dello scrittore: il testo viene percorso e ripercorso come per tracciarne mentalmente un'immagine parallela, un simulacro, una sorta di riscrittura a partire dall'interazione di suoni appena recepiti.

Paolo Terni, Un vento sottilissimo, Sellerio, 2002.

Domani quando la pioggia

Se la bellezza delle cose seguisse un'equazione naturale, aumentando quanto più esse parlano di noi stessi, innescano compassione... allora i poeti greci sarebbero il mio specchio, pericolosamente disilluso. Guardate che vi sto facendo un regalo grosso:

Domani quando la pioggia cesserà
mi sentirai cantare
una seconda canzone, mia amata.
Mi sentirai dire:
quante case in questa terra,
che privilegio quello di essere uomo
e di amare quando tutti
hanno ormai compreso che sei
solo un uomo felice.

Domani, quando sarò un uomo felice
mi sentirai cantare
la silente monodia della solitudine.
Mi sentirai dire:
guarda il mondo come invidia la mia felicità.
Vorrei tanto anch'io invidiare
la mia felicità.

(Kiriakos Charalambidis, 1961)

Provviste # 5

Ormai si avvicinava il tramonto e la terra cominciava a raffreddarsi secondo le migliori tradizioni dell'eternità e le segretarie sciamavano come pinguini da Montgomery Street.

Richard Brautigan, Pesca alla trota in America, Isbn, 2010.

Provviste # 4

"E' il bagno" disse la moglie del commissario. "Ma vi supplico, non ditelo a nessuno!"
Accostatisi al bagno, Ciubikòv e Diukovski videro sulla porta un enorme lucchetto che pendeva.
"Prepari un pezzo di candela e dei fiammiferi!" bisbigliò il giudice istruttore al suo aiutante.

Anton Cechov, Il fiammifero svedese, Sellerio, 2002.

Provviste # 3

"Immobili, con occhi inquieti seguivano le nubi, che come cartacce sudicie volavano nel cielo, guardavano il flusso incessante delle onde, ascoltandone il solito ruggito. Gradualmente, in questa monotonia la loro disperazione si attutì, tornarono a scambiarsi qualche parola".

Rudolfs Blaumanis, La Zattera di Ghiaccio, Sellerio, 1995.

Provviste # 2

"Molti affermano che l'aurora boreale produce un suono, un fruscio smorzato oppure "un suono sibilante e crepitante, come una grande bandiera che garrisce in un vento sostenuto", come scrisse l'esploratore Samuel Hearne. E certi eschimesi dichiarano che le luci obbediscono a un fischio gentile e si avvicinano. Evocano facilmente sentimenti di ammirazione stupita e di tenerezza; l'effetto più straordinario che sembrano avere, tuttavia, è quello di attrarre l'osservatore quasi al di fuori e al di sopra di se stesso, perché conferiscono al cielo una terza dimensione di scala tanto immensa e di tanta bellezza da rendere impossibile l'autocommiserazione".

Barry Lopez, "Sogni Artici", Baldini Castoldi Dalai, 2006.

Provviste # 1

"In lui non c'era nessun modo di capire dove finissero i suoi pensieri e dove in qualche modo cominciasse una tromba. Per questo gli applausi, prima che eseguisse il brano, rimanevano come sospesi in un nulla pieno di significati, in una scrittura della vita che era soltanto sua. Io questo lo sapevo, sapevo che la sua voce, che qualcuno definì angelica e infantile, era un passaggio verso un'innocenza che addosso a lui sembrava un vestito fuori luogo, un vestito che non gli calzava. Non calzava niente a Chet".

Roberto Cotroneo, "E nemmeno un rimpianto", Mondadori, 2011.

I premiati di SUPERSOUND

Il Mei presenta

Ecco i vincitori under 25 della Targa Giovani Supersound 2011

I Cani, Be Forest, Carlot - ta, Heike Has The Giggles e Simona Gretchen

Premio speciale MEI ad Erica Mou

I premi saranno consegnati a Supersound

Venerdì 23 settembre al Teatro Masini di Faenza

La giuria selezionata dal fior fiore della stampa musicale nazionale, e composta nientepopodimenoche da: Luca Valtorta (XL - Repubblica), Luca D'Ambrosio (Musicletter.it), Andrea Diani (RadUni), Fabrizio Galassi (Repubblica.it/Kataweb, Wired), Orazio Martino (Gli Osservatori Esterni), Luca Minutolo (Fuori dal Mucchio), Giorgio Moltisanti (Rumore), Antonio Oleari (Jam), Gianluigi Peccerillo (Dance Like Shaquille O'Neal), Davide Rolleri (The Breakfast Jumpers), Hamilton Santià (Il Mucchio), Jacopo Tomatis (Il Giornale della Musica) ed Enrico Veronese (Italian Embassy, Blow Up),con la supervisione e il coordinamento di Chiara Caporicci e Giordano Sangiorgi del MEI - Meeting degli Indipendenti ha elargito il suo verdetto.

All'interno del Supersound di Faenza, la tre giorni che da spazio agli emergenti disseminando concerti, showcase, workshop sull'autoproduzione ed eventi per tutta la città durante l'ultimo fine settimana di settembre, la Targa Giovani del Mei cresce con la prepotenza che contraddistingue i bimbi viziati, ottenendo più spazio e visibilità e continuando a premiare le migliori proposte indipendenti under 25, dopo aver premiato nel 2010 Green Like July, Colapesce e Distanti.

Più grande, più grosso e più bello, il premio di quest'anno si arricchisce di nuove categorie, per lasciar giocare i bimbi a fare la vita da grandi, in una location d'eccezione al centro di Faenza. Inoltre a Supersound sarà consegnato un premio speciale MEI ad Erica Mou, la ventenne cantautrice pugliese già premiata al Meeting di due anni fa che si conferma come giovanissima rivelazione indie pop.

I giovani più giovani dei giovani di quest’annata musicale, secondo le teste pensanti della critica e l’organizzazione musicale, insigniti della Targa Giovani Supersound 2011 sono I Cani, Be Forest, Carlot - ta, Heike Has The Giggles e Simona Gretchen, rispettivamente nelle seguenti categorie:

Miglior Solista: I Cani

Dietro questo moniker si nasconde una figura dall’identità misteriosa, arrivando a scomodare il cantautore romano Max Gazzè (possiamo assicurarvi che non si tratta di lui). È la musica, ma soprattutto i suoi testi pungenti, a descrivere la personalità e l’identità di un autore semplice, secco e senza peli sulla lingua, che fra trame elettroniche e attitudine indie d’assalto dipinge con un realismo vivido e spiazzante le realtà e le debolezze del mondo indipendente, raccolti nel suo disco d’esordio dal titolo modesto “Il sorprendente album d’esordio dei Cani”.

Miglior Gruppo: Be Forest

Pesaro s’imbrunisce di tinte fosche e sbiadite dalle trame wave dei giovanissimi Be Forest, devoti ad un attitudine ed estetica tanto cara agli anni ’80 del dark e della new wave, in una miscela personale e ricca di scosse shoegaze. Vero e proprio prodotto da esportazione, il loro disco d’esordio “Cold” esce per l’etichetta We Were Never Being Boring che la band sta supportando con un tour su e giù per lo stivale, facendo incetta di ottime recensioni e concerti seguitissimi.

Miglior Live: Heike Has The Giggles

I giovanissimi Heike Has The Giggles, in sede live fanno shakerare le natiche come pochi altri nel nostro paese, grazie alla loro proposta che mescola new wave dalle tinte danzereccie ed una carica punk/funk trascinante e sensuale. Reduci dalla partecipazione allo Sziget Festival di Budapest, e come gruppo spalla ai Wombats, Tricky e Futureheads, la band si è creata un seguito per i suoi live trascinanti dentro e fuori confine.

Miglior Disco: "Make Me A Picture Of The sun" di Carlot-ta

Classe 1990, la giovane Carlotta Sillano ha le mani in pasta nel manierismo pop di Tori Amos e Joanna Newsom. “Make Me A Picture Of The Sun” (pubblicato dall’etichetta Anna The Granny) è un viaggio etereo tra melodie lievi incastonate da una voce fluida e malleabile, che alterna momenti soavi a frangenti più graffianti. Impossibile non emozionarsi di fronte a tanta passione pop. Già spalla per Melissa Auf der Maur, Cocorosie, Morgan, Kaki King, Nada, Massimo Volume, Paolo Benvegnù, Dente e Pan del Diavolo, e ospite delle passate edizioni del Premio Tenco e Premio Bindi, collabora con svariate formazioni. Ma per le sue creazioni preferisce occuparsene da sé.

Miglior Testo: "Venti e Tre" di Simona Gretchen

All’anagrafe Simona Darchini, la cantautrice faentina ha suscitato l’attenzione della stampa musicale e di pubblico per il suo disco d’esordio “Gretchen pensa troppo forte”, caratterizzato da un cantautorato graffiante e molto personale, per cui lo scorso anno ha ottenuto il premio “Fuori dal Mucchio” come miglior disco d’esordio. Con il suo EP “Venti e Tre” pubblicato dalla Trovarobato e Disco Dada, e registrato con la collaborazione di Lorenzo Montanà, Paolo Mongardi e Giacomo Sangiorgi, la Gretchen propone due tracce, tra cui una cover di Venus In Furs dei Velvet Undergound. Il pezzo è un flusso di coscienza ruvido di riflessioni inquietanti ed instabili.

Miglior Etichetta Neonata: 42 Records

La 42 Records è la piccola etichetta romana gestita da Emiliano Colasanti (Ex firma de “Il Mucchio” ed oggi collaboratore di Rolling Stone Italia, gestisce il blog musicale Stereogram) e Giacomo Fiorenza (ex metà dell’etichetta Homesleep, produttore e sessionman in vari progetti, tra cui Moltheni). Devoti alla pratica del download gratuito, e con un occhio sempre attento alle realtà più originali del panorama indipendente italiano, la piccola etichetta ha la sana abitudine di regalare un ep in download gratuito ogni 24 del mese, preciso e soddisfacente come la busta paga. Un esempio ed una tenacia da seguire. La loro fucina ha tirato fuori in questi anni band come Cat Claws, I Cani, Vessel, i giovanissimi Jacqueries, Albanopower ed il progetto solista di Lorenzo Urciullo aka Colapesce, già premiato l’anno scorso dalla Targa Giovani.

Questa è la squadra di giovani leve che crediamo abbiano qualcosa di originale da dire, e la stoffa per lasciare un segno indelebile nel nostro panorama musicale, indipendente e non. Vincitori, vinti o semplici figuranti, ci vedremo tutti Venerdì 23 Settembre al Teatro Masini di Faenza in una serata ricca di esibizioni live, premi, ospiti, colpi di scena e red carpet manco fosse la notte dei Telegatti.

Per info: www.meiweb.it - 0546/24647