Mi si spenga!

Una di queste sere, arrampicato sulla stessa sedia che di giorno mi ospita per studiare i libri di letteratura, leggevo un romanzo pieno di personaggi (ci sono di mezzo ancora i Rolling Stones, in questo periodo mi sono infilato nel tunnel). Uno di questi - è una sera d'estate, anno 1969 - rientra a casa in piena notte, accende la televisione e si mette a fissare lo schermo:

Accese il televisore, ben sapendo che a quell'ora non c'era altro da vedere eccetto l'elettricità statica dei canali dormienti.

Bravo scrittore. Non era facile rendere l'idea. Ho dovuto sottolineare questa frase con il mio lapis a doppia punta (rossa e arancione): di solito sottolineo quelle frasi che sono sicuro a me non uscirebbero mai. Ora, non devono essere per forza espressioni magnifiche o laconicamente poetiche, illuminanti sul senso del nostro esistere, ma solo passi con parole fuori dal mio vocabolario istintuale, ossia quel dizionario mentale in cui sono contenuti tutti i termini che ci vengono così, subito, spontanei, senza pensarci troppo. C'è un limite temporale che mi sento di stimare in 30 secondi: se si va oltre questo lasso di tempo significa che la parola che cercavamo non fa parte del nostro vocabolario istintuale, ma abita in archivi più complessi del nostro carico lessicale, faldoni ora più vicini ora più lontani che ci obbligano a fermarci, riflettere, interrompere lo scorrere dei testi. Se poi cediamo alla tentazione del pronto soccorso esterno (io per primo abuso dei "sinonimi e contrari" sul web), diamoci pure per sconfitti... Bene, mai mi sarebbe uscito quel "elettricità statica dei canali dormienti". Ha tutta la concreta poetica del linguaggio tecnico, della realtà così come la conosciamo ma che a volte non ci riesce di disegnare, descrivere in poche ed efficaci parole.
Poi mi chiedo cosa abbia realmente visto quel signore. Cioè, sullo schermo sarà comparso il grigio elettrico della Tv quando non ha l'antenna inserita, oppure il mosaico indecifrabile di colori e forme? Anche i suoni cambiano: nel primo caso è uno sfrigolare da uovo in padella con troppo olio, il secondo una specie di richiamo per cani, un fischio ottuso e invadente. Protendo per la seconda ipotesi, anche perché tecnicamente penso sia proprio quello il segnale delle trasmissioni interrotte. Una cosa con cui non avremmo più l'assoluta confidenza se non fosse per Rai 3. Che bello, quando a notte tardissima (l'ora precisa non puoi conoscerla perché se accendi la Tv a quell'ora vuol dire che sei appena rientrato a casa ubriaco, hai acceso l'80% delle luci della casa e stai addentando un improvvisato panino al crudo) Rai 3 spegne il segnale, interrompe le trasmissioni, e tu (appunto, stonato) stai a fissare lo schermo con la stessa concentrazione utile a una finale dei mondiali di calcio o a un episodio di Guerre Stellari. Probabile che anche questa sia bellezza nostalgica da retromania (malattia pericolosa, ne soffro dalla nascita), eppure il fatto che ci sia ancora un canale televisivo che a una certa ora si spegne mi consola un pò. Voglio dire, la Tv può essere messa ancora a tacere. E poi significa che un canale come Rai 3 non ha abbastanza contenuti da rimanere acceso 24 ore su 24: benedizione! Oppure non conviene all'azienda, non lo so, però mi soddisfa. Come un sontuoso rispetto per il tempo (cose da anni '50), per il ciclo della vita. Ci sono momenti per questo, e momenti per quello. "Qualcuno si spenga, qualcuno mi spenga, andate a dormire per carità!".

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