Per contrasto

Percepiamo solo la diversità, credetemi. I nostri occhi, qualsiasi tipo di occhi, vedono per contrasto. E' una legge fisica scontata. Un puntino rosso su una superficie rossa non si riesce a scorgere. Gli arcieri, quando tirano alle sagome di animali, muniscono le loro aste di alette e cocca di colore scuro così che - senza dare punti di riferimento - non facilitino l'avversario che tirerà dopo di loro. La fotografia è basata sul concetto di contrasto. Luce e ombra danno vita agli oggetti, alla realtà tutta. La pellicola si impressiona in negativo. Poi ci sono i nostri occhi del cuore, quelli più facili a cadere dentro le emozioni, dentro le paure, le situazioni avverse oppure ignote. Questa sera leggo un racconto di Natale. Triste, commovente, nostalgico e soprattutto vero nella sua povera ma così orgogliosa realtà. Sarei capace io di vivere un Natale sotto le bombe? Sopporterei il freddo, l'indigenza, la semplicità obbligata, non scelta, e che perciò si chiama miseria? La sobrietà imposta dalla vita, non un gesto ipocrita di rinuncia.
Sapete, l'ansia giunge quando ragioniamo attorno ai nostri limiti. Eppure è la mancanza a definirci. Così come l'assenza di luce - l'ombra - crea le forme, delinea i corpi, decide la profondità dei luoghi, così ciò che si oppone alla nostra luce (il nostro modo di pensare, di vivere, di guardare gli altri) decide la profondità del nostro spazio, la tridimensionalità del nostro esistere.
La mia casa è calda, lavo i denti, il piumone mi aspetta. Penso a quello che non riuscirei a sopportare. Lei bambina dormiva insieme a una vecchia che voleva morire, intanto sognava le caramelle. Ma i suoi pensieri non erano lì. Anche la sua vita di bimba bombardata era pensata per contrasto. Lei pensava a me, a quello che tanto avrebbe desiderato: una casa calda, lavarsi i denti, scivolare sotto un piumone.
Pensare a sé stessi nell'esatta posizione in cui ci si trova non crea contrasto. E' un meta-pensiero, una tautologia che non disegna, vita che non esiste. Io, qui e adesso, pensando a lei. Io sì che la vedo. Lì, così lontana dalle mie priorità, dal Natale della mia vita. Io adesso vedo per lei. Lei, al futuro, vedeva, sognava per me.
Auguri a entrambi.

Related Posts:

  • Hockey russo Succede che vado a correggere i compiti dei miei alunni in montagna. La giornata è tersa, il vento gelido ha aperto il sipario su tutta la catena dei monti. Al rifugio prendo un c… Read More
  • I Galilei - Epilogo Epilogo. Il signor Galileo è seduto al centro del palco. La sala è completamente oscurata, solo il verde chiarore delle uscite di sicurezza indugia sul velluto dei tendaggi. … Read More
  • I Galilei - Puntata n.8 Familiarità. “So cosa succede. Uso le mani. Ma è difficile spiegare a parole quello che faccio…” Ermes parlava del suo non sapere con una voce nata di nuovo. I suoi discorsi a… Read More
  • I Galilei - Puntata n.9 Le cose appena accadute. 0 false 18 pt 18 pt 0 0 false false false /* Style Definitions */ table.Mso… Read More
  • I Galilei - Puntata n.10 Un bivio. Della morte e del suo suono il signor Galileo non aveva alcuna esperienza. Forse anche per questo la cosa precipitò mentre lui dormiva con le braccia conserte nell'ul… Read More

2 commenti:

carlo ha detto...

è un bel regalo quello che hai ricevuto per questo natale. Degli occhi che guardano oltre noi stessi, che ci fanno capire che alla fine la vita è solo questione di fortuna. Continua così fratello...auguri

Antonio Oleari ha detto...

Ti abbraccio, fratello.